Giovani e povertà: il pane solo a chi ha la dentiera?

Secondo la ricerca di tink tank tortuga, una piccola parte di popolazione, il 10%, detiene la maggioranza della ricchezza nazionale, il 60%, mentre i giovani si accontentano di un 6,4%: le briciole. Il pane solo a chi ha la dentiera? Una riflessione sui motivi che portano alla crisi 



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Secondo la ricerca del tink tank Tortuga, la Pesante eredità, realizzata con FutureProofSociety, una sparuta parte della popolazione italiana, il 10%, detiene la maggioranza della ricchezza nazionale, il 60%, per intenderci, quella che si ottiene facendo crescere il PIL. Ai giovani, che dovrebbero rappresentare il futuro del Paese, spetta solo il 6,4% . Una percentuale che è aumentata, raggiungendo il 7%, ed è il doppio rispetto al resto d'Europa. Ma non è tutto: è emerso che, nel 2022, il 75% della ricchezza era nelle mani degli over 50, di cui il 40% pensionati. Le prospettive non sono rosee: questo dato è destinato ad aumentare. 

La situazione in Italia, per quanto riguarda il lavoro giovanile, è penalizzante fin dal principio: privilegio di alcune facoltà universitarie o indirizzi scolastici (il ramo umanistico è sistematicamente snobbato), criteri di selezione del personale impossibili, stipendi da fame, inquadramento professionale inadeguato, sfruttamento, nessuna tutela per la salute o diritto ai giorni di ferie. Per non parlare delle iniquità di trattamento e salariali subite dalle donne (dovrei scrivere un post a parte). I risultati sono due: vivere sotto la soglia id povertà, o peggio, non riuscire a emanciparsi e andar via dalla casa familiare, oppure emigrare all'estero, dove gli stipendi sono il doppio e le condizioni di lavoro nettamente superiori. 

Sono sicura che a nessuno di loro faccia piacere sradicarsi dalla propria terra, ma hanno dovuto scegliere tra un futuro stabile e il sentimento patriottico, che è bellissimo, ma non li sfamerà. L'Italia, con tutte le sue risorse culturali e ambientali, non è capace di rendersi attrattiva e competitiva con il resto del continente, quando potrebbe essere la prima nel mondo. Uno dei principali problemi è il mancato turn over dei post di lavoro: persone anziane che non rinunciano al posto e continuano a svolgere la loro attività anche oltre l'età pensionabile. Ai datori, sfruttarli ancora fino alla tomba fa molto comodo, e quindi accolgono con gioia il loro desiderio, ignorando il fatto che sono costretti a farlo perché i soldi versati per i contributi non bastano a garantire loro una vita dignitosa, dopo averla spesa per lavorare. 

Le motivazioni di entrambe le parti sono tutte valide e non giudicabili, però, questo è un paradosso che fa annodare lo stomaco, del quale i diretti interessati non hanno colpa: nasce da un mal governo che non investe sui giovani, che un giorno saranno anziani, e quindi il tasso di invecchiamento continuerà a crescere. Di conseguenza, mancherà la forza lavoro, e quello stesso pane che oggi mangiano soltanto i pensionati, un giorno non potrà mangiarlo nessun altro, e non solo in senso figurato: senza stipendi e pensioni adeguati, sarà impossibile anche solo fare la spesa. 

Dunque, buon appetito. 

Grazia



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