Gli angeli del Covid vivono l'inferno delle corsie: il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario

Durante la Pandemia hanno coperto turni massacranti, alcuni sono morti per il contagio, altri ancora vivevano praticamente in ospedale, e senza di loro molti non sarebbero qui, oggi. Erano gli angeli del Covid, che adesso vivono l'inferno delle corsie e dei reparti: maltrattati e aggrediti dai familiari dei pazienti, ormai tutti si sono dimenticati del grande sacrificio che hanno fatto. Non avete imparato niente






Ve la ricordate la foto di questa infermiera? 



Ne usciremo migliori, dicevano. Andrà tutto bene, dicevano. Invece, non va bene proprio niente. La Pandemia forse doveva arrivare per fare luce sul lato più oscuro e infame dell'Umanità, che ormai di umano ha ben poco. Doveva farci scoprire di quanta ingratitudine e crudeltà è capace un nostro simile, come se guerre e interessi economici non bastassero. So che sono stati spesi fiumi di parole su questo argomento, ma poiché quello delle aggressioni al personale sanitario è un fenomeno in aumento, è necessario, indispensabile parlarne. 

Vediamo un po' di dati, così non faccio la figura dell'ignorante: secondo la Relazione sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie del 2024. a essere maggiormente colpite sono le donne, mediche o infermiere, fra i 30 e i 49 anni, nelle strutture pubbliche, e prevalentemente nei giorni feriali. Molti degli operatori sanitari, magari anche quelli reduci dall'era Covid, spaventati e preoccupati per la loro incolumità hanno preferito abbandonare la professione, aggravando così l'emorragia che ha colpito il settore. Perciò, aumentano i disagi e le strette sui rimanenti. 

Il fatto che siano emerse teorie complottiste sul virus e siano spuntati gli agguerriti no vax (i cui figli, guarda un po', sono tutti vaccinati!), denota quanto certi individui abbiano saputo, meno di altri, imparare qualcosa dal dolore, dalla paura, e magari anche dalla morte. Erano gli angeli del Covid, che adesso vivono l'inferno delle corsie e dei reparti: maltrattati e aggrediti dai familiari dei pazienti, ormai tutti si sono dimenticati del grande sacrificio che hanno fatto. 

Non avete imparato niente. 
Non avete imparato a essere grati, a dare valore alla vita, a godervi l'affetto dei vostri cari, a essere amorevoli e solidali, a rispettare una professione e tutte quelle persone che hanno rinunciato al tempo con le proprie famiglie, ma anche più banalmente a riguardarsi la salute, per salvare delle vite. E non oso immaginare come foste prima degli slogan buonisti. 

Va bene essere arrabbiati, quello che è da condannare invece è l'esplosione, la cattiva gestione di questa emozione. Nessuna situazione di emergenza o momento di disperazione può giustificare degli insulti, una reazione violenta, uno stupro. Chi è addolorato non fa del male al prossimo, bensì cerca il suo sostegno, e queste persone saranno sempre pronte a darlo, perché questi comportamenti non qualificano di certo loro, ma chi li commette. Il problema è che, ormai, non solo non sono diventati migliori, ma non si vergognano più. 


Grazia


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