Giornalisti e "giornalai": il valore dell'informazione a Gaza e in Italia ai tempi del genocidio
A Gaza sono stati uccisi ben 289 giornalisti, che si trovavano sul campo per testimoniare al mondo l'orrore di questo genocidio. La figura del giornalista, considerata fondamentale, viene disprezzata dall'italiano medio con il termine "giornalaio"
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Ph. Freepik
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A Gaza si uccidono civili, e già questo è da condannare, ma come ben sapete sono morti anche ben 289 giornalisti. Persone che hanno messo a rischio la loro vita per informare il mondo, renderlo partecipe del genocidio che la Palestina vive da molto prima di quel tristemente noto 7 ottobre: la loro terra rubata, usurpata, occupata con la forza, cosa che costituisce una violazione dei diritti umani (gli occupanti non devono subire limitazioni e violenze).
I giornalisti sono diventati scomodi perché con le loro indagini, la loro sola presenza al fronte o nei luoghi caldi dei conflitti possono testimoniare una realtà che spesso, a causa dei giochi di potere o degli interessi economici, i paesi desiderano occultare, o peggio, negare, come fa Israele. L'informazione, la presa di coscienza e diffusione sono azioni pericolose: un popolo che ha gli strumenti per giudicare, o che semplicemente conosce la Storia, bisogna eliminarlo.
La figura del giornalista oggi, nel nostro paese, è diventata ambivalente perché per il suo ruolo da intermediario, quindi per sua natura mobile, viene considerato prezzolato, autore di mistificazioni che realizza ad hoc per corroborare la visione di questo o quell'altro. La gente pensa che qui si faccia giornalismo d'élite, che si discutano temi da salotto con tutti i benefici di appartenere a qualche schieramento, ma non è così. Una volta, anche l'Italia aveva i suoi eroi: Toni Capuozzo, Maria Grazia Cutuli, Giuliana Sgrena.
Spesso, l'italiano medio usa per lui il termine dispregiativo giornalaio, offendendo anche coloro che i giornali li vendono, e meritano rispetto. Una categoria di cittadino che crede alle teorie complottiste sui vaccini, sputa odio sui social sentendosi protetto dall'anonimato di uno schermo, ignorante sia dal punto di vista nozionistico che umano. Questo personaggio crede che per difendere i confini nazionali bisogna affondare le navi di migranti, ma poi combatte strenuamente il diritto all'aborto per proteggere la vita.
Il ruolo del giornalista è quello di garantire un'informazione imparziale e completa, e talvolta si sacrifica per una causa che pochi soggetti hanno tutto l'interesse a portare avanti. Quando i media manipolano la notizia, è perché si trovano dalla parte sbagliata che vuole ottenere credito presso l'opinione pubblica, manipolandola e creando una falsa rappresentazione della realtà. Invece, quando si smaschera il terrificante volto della verità, ecco che si arriva a trucidare chi ha osato scoprirlo.
Concludo questo post, anzi, questa apologia, con una citazione di George Orwell: In tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario.
Grazia
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